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Luca Andreoni | Crepacci

1.12.2018 - 1.2.2019






Luca Andreoni | Crepacci

Mit der Serie über die Gletscherspalten “Crepacci” (2008-09) schließt Andreoni die Trilogie “Non si fa in tempo ad avere paura” ab – nach Teil 1 über Tunnels „Tunnel“ und Teil 2 über Abgründe „Orridi“. Es sind Etappen einer atavistischen Reise in die felsige Masse im Erdinnern und in die Abgründe der menschlichen Seele. Nach der Erforschung der künstlichen Räume der Tunnels, deren Formen und Farben an die Mäander des täglichen Infernos erinnern (Tunnel, 2005-06), nach dem Aufspüren der Zeichen von menschlicher Willensstärke beim Bau von Brücken, die uns die Gebirgsschluchten zugänglich machen (Orridi, 2007), beendet Luca Andreoni nun seine Reise mit diesen Fotografien aus dem Innern der Gletscherspalten des Montblanc. Immer großartiger wird hier die Landschaft und wir stoßen an neue Grenzen, die noch abweisender und unmenschlicher erscheinen.


Bezeichnend für die Fotografie von Luca Andreoni ist eine besondere Alchemie zwischen der Erhabenheit der Bilder und der emotionalen Einbeziehung, sie verwandelt die Bilder in Visionen, deren Intensität die konkrete Realität übersteigt. Wir sehen die Gletscherspalten nicht aus der Ferne, sondern tauchen sozusagen in ihre Tiefen ein und sind umgeben von einer Materie, die von Natur aus ambivalent ist: das Eis hart und kalt, seine Formen aber weich, geschliffen, gewunden. Die parallelen Wände sind einerseits bedrückend, gleichzeitig aber beschützend. Die oberflächliche Transparenz des Eises verändert sich, die Opazität nimmt zu, die Abwesenheit von Farbe ergibt mit zunehmender Dichte ganz intensive Blauschattierungen, schwarz am Fluchtpunkt der Wahrnehmung und blendend weiß in den materielosen Öffnungen nach außen. Die „Crepacci“ werden vom Blau dominiert, einer mehrdeutigen Farbe, die - wie es Amelia Valtolina in Blu e Poesia (Bruno Mondadori, 2007) ausdrückt - das Weiße des reinen Gedanken und die dunklen Abgründe des Schmerzes und des Unbekannten in sich vereint..


Dank dieser Ambivalenz scheint das Werk die physische Dimension zu überwinden und wird zur Metapher des menschlichen Seins. Von der Angst, die uns die Abgründe naturgemäß einflößen, bis zum hellen Entsetzen, das wir uns von diesen gefährlichen Orten erwarten. Es überlagern sich die Gefühle von Faszination und Bestürzung, die diese unbeschreibliche Schönheit in uns erweckt. Es ist die Vision des Paradoxons der Existenz: umgeben von täglichen Ängsten und Befürchtungen entdecken wir manchmal eine unerwartete Energie, neue überwältigende und wunderbare Emotionen. Wie in einer intensiven Liebesgeschichte ist das Leben Angst und Überraschung, Schmerz und Schönheit. Und auch wenn die Gefahr und die Angst häufige und oft familiäre Gefühle sind, so ist es die außerordentliche und übermenschliche Schönheit. die paradoxerweise uns als unerträglich erscheint. Aber trotz der Kraft der Gefühle bewahrt uns dieses Nebeneinander vor der Gefahr der Unbeweglichkeit. Das eine Gefühl verdrängt das andere in einem dauernden Auf und Ab, das uns unvermeidbar in die Zukunft geleitet.


So endet diese Trilogie „Non si fa in tempo ad avere paura“ und auch die Reise des Fotografen, der in der Begegnung mit der Welt den Menschen findet. Es war nicht Ziel dieser Reise, Berge zu dokumentieren oder heroische und unmögliche Abenteuer zu erleben. Wenn schon, ist das Heroische an den Fotografien etwas ganz Alltägliches: der Mensch im Lebenskampf.


Luca Andreoni (1961) lebt in Sesto San Giovanni (MI) und unterrichtet Fotografie und Geschichte der Fotografie an vielen angesehen italienischen Institutionen.










Luca Andreoni | Crepacci

Crepacci (2008-09) completa la trilogia Non si fa in tempo ad avere paura avviata con le serie Tunnel e Orridi, tappe di un viaggio ancestrale nel cuore della massa rocciosa della terra e negli abissi dell’animo umano. Dopo aver esplorato gli spazi artificiali delle gallerie, le cui forme e colori evocano meandri di inferni quotidiani (Tunnel, 2005-06), e aver rintracciato i segni della forza di volontà umana nelle passerelle costruite per rendere accessibili le gole di montagna (Orridi, 2007), Luca Andreoni conclude il suo percorso con una serie di fotografie realizzate all’interno dei crepacci sui ghiacciai del Monte Bianco. Qui il paesaggio si fa sempre più sublime e il nuovo confine che si raggiunge appare ancor più alieno e inumano.


L’alchimia tra la ieraticità delle riprese e il coinvolgimento emotivo che contraddistingue tutta la fotografia di Andreoni trasforma le immagini in vere e proprie visioni la cui intensità trascende la realtà concreta. Non osserviamo da lontano le ferite nei ghiacciai ma siamo immersi nelle loro profondità, circondati da una materia che per natura presenta una forte ambivalenza: il ghiaccio è duro e freddo ma le curve che disegna sono morbide, levigate e sinuose. Le pareti parallele opprimono ma allo stesso tempo proteggono. La superficiale trasparenza del ghiaccio si trasforma in opacità sempre più fitte e l’assenza di colore assume con la densità intense sfumature di blu, fino a divenire nero nel punto di fuga dell’immagine o bianco accecante che filtra dall’assenza di materia, negli spiragli aperti verso l’esterno. I Crepacci sono dunque dominati dal blu, colore ambiguo che, come osserva Amelia Valtolina in Blu e Poesia (Bruno Mondadori, 2007), raccoglie in sé il bianco del pensiero puro e le profondità scure del dolore e dell’ignoto.


Grazie a questa ambivalenza l’opera sembra travalicare la dimensione fisica per divenire metafora della condizione umana: alla paura che i crepacci suscitano per natura, al puro terrore che ci aspettiamo da questi luoghi pericolosi, si sovrappongono il fascino e lo sgomento provocati dalla loro incredibile bellezza. È la visione del paradosso stesso dell’esistenza: immersi nelle paure e nelle angosce quotidiane capita a volte di trovare in esse inaspettate energie, nuove emozioni dirompenti e meravigliose. Come un’intensa storia d’amore la vita è paura e sorpresa, dolore e bellezza. E se il pericolo e la paura sono emozioni tanto frequenti per l’uomo da apparire alle volte familiari, è al contrario la bellezza straordinaria e sovraumana a risultare paradossalmente insostenibile. Ma nonostante la potenza di queste emozioni, la loro coesistenza scongiura il rischio dell’immobilità: l’una spinge via l’altra, in un movimento continuo e palpitante che ci porta inesorabilmente verso il futuro.


Si conclude così la trilogia Non si fa in tempo ad avere paura, un viaggio in cui, incontrando il mondo, il fotografo trova l’uomo. Un viaggio che non parte dal desiderio di documentare la montagna né dalla necessità di compiere imprese eroiche o impossibili: l’eroismo presente nelle fotografie è quanto di più quotidiano possa esistere. Quello degli esseri umani alle prese con la vita.

Francesca Lazzarini


Luca Andreoni (1961) vive a Sesto San Giovanni (MI) ed è tra i più importanti e riflessivi professori di fotografia e di storia della fotografia del paese, insegnando in numerose e prestigiose istituzioni italiane, i cui corsi sono stati fondamentali per le ultime generazioni di artisti e di studiosi della fotografia.

















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